Cos’è la Musicoterapia nell’ambito di ciò che chiamiamo Benessere .. ?
Le neuroscienze oggi ci spiegano perché il suono, che è vibrazione e cioè energia, agisce fisicamente e interiormente su di noi stimolando il Sistema Nervoso Autonomo, la plasticità neurale e le strutture cerebrali coinvolte nel processo emozionale, portando con sé emozioni ed immagini cariche di sentimenti o ricordi, facilitando un dialogo con noi stessi e stimolando cambiamenti emozionali che facilitano l’autorimozione di quegli ostacoli che impediscono di realizzare al meglio le nostre potenzialità e raggiungere gli obiettivi personali.
Il suono facilita il contatto con le emozioni, la consapevolezza e l’espressione di sé, restando però protetti nella propria privacy poiché con la musicoterapia si usa il non verbale cioè esprimendo ed elaborando il proprio vissuto attraverso suoni dal vivo, ascolto di percorsi musicali o canzoni che diventano esse stesse espressione di uno stato d’animo o di un’emozione, ovvero del proprio sé.
La musica inoltre diminuisce lo stress fisiologico e gli stati di ansia e depressione tramite l’attivazione del sistema dopaminergico che svolge un ruolo importante su gratificazione, sonno, umore, attenzione, memoria e apprendimento.
In generale possiamo dire che la Musicoterapia è uno strumento per la relazione di aiuto che non vuole sovrapporsi ad altri percorsi di relazione ma è semplicemente un percorso “altro“ sia nell’ambito di ciò che ormai intendiamo come Qualità della Vita, ossia Benessere ma non inteso in senso esclusivamente fisico e sia in ambito Clinico ed in questo caso il musicoterapista o operatore in Musicoterapia che dir si voglia andrà ad operare all’interno di un team clinico a supporto di altre figure professionali.
Perciò in modo generico si può dire che la Musicoterapia è un insieme di tecniche indirizzate ad utilizzare la musica nelle relazioni di aiuto ed esistono vari metodi che però possiamo grossolanamente suddividere in due grandi sezioni:
Metodo Attivo e Recettivo
Quello Attivo ha come obiettivo principale l’integrazione e la comunicazione, stimolate attraverso la produzione sonora per far si che la persona si esprima o possa trovare un canale altro di comunicazione in presenza di disabilità. Con questo tipo di metodo è importante che la persona intervenga direttamente nella produzione della musica ma non necessariamente nel senso di musica organizzata, non si tratta di essere musicista o cantante bensì di esprimersi attraverso l’improvvisazione sonora, con semplici strumenti o con la voce e perchè no, esprimendosi anche attraverso il movimento del corpo. Anche la danza dunque fa parte di questa metodologia.
Quello Recettivo invece si basa sull’ascolto di suoni ( come campane tibetane o gong o altro ) sia dal vivo che registrati o brani musicali veri e propri, la persona non interviene necessariamente nella produzione sonora ma ascolta, ovvero “sente“ nel senso di recepire in modo profondo (come diceva il noto musicoterapeuta e otorino francese Tomatis), questo metodo cerca di provocare stati di rilassamento ma con l’intento di facilitare l’espressione di emozioni, in senso molto ampio del termine, d’altronde l’etimologia stessa della parola EMOZIONE che deriva dal latino Ex Movere ci indica un fenomeno che fa da stimolo ad esprimere qualcosa, a muovere appunto qualcosa verso fuori, esprimersi, comunicare, presentare sè stesso al mondo.
Io personalmente uso molto spesso sia l’una che l’altra modalità, ciò dipende dalla persona con cui entro in contatto perchè non esiste, a mio avviso, il metodo giusto per tutti, ogni individuo è un mondo a sè e anche nell’ambito di un percorso con la stessa persona ci possono essere incontri in cui mi rendo conto che è meglio usare un metodo piuttosto che un altro.